I panorami di città, avevano lo scopo di suscitare emozioni, creare aspettative e soprattutto puntavano verso una presa di coscienza da parte di chi li osservava; come affermava Walter Benjamin, nei panorami si cercava la città "vera". Quella città che conteneva il tutto, una città piena di eventi, una città a perdita di orizzonte.
Le città moderne con i loro confini hanno una luce nuova, un bagliore si muove attraverso un alone bianco che vela i tetti, questa particolare luminosità, derivante dallo smog, dalle luci accecanti, dalle nuove macchine per il riscaldamento che sputano residui densi che trasformano il cielo con i suoi colori. Trasformazioni dettate dagli eventi che creano atmosfere astratte come nel quadro di Turner "Pioggia, vapore, velocità"
E' un paesaggio che si trasforma, è una città che segue i flussi ritmici del divenire, i flussi dei passanti, i flussi dei mezzi di trasporto, delle attività quotidiane, è una città che corre attraverso il tempo e con il tempo.
URBANOPAESAGGIO è uno strumento per riflettere, è uno strumento per indagare, per penetrare all'interno di questa realtà che è in continuo movimento e in continua trasformazione.
E' soprattutto un esperimento.
Il percorso del viaggio è quello di una visione panoramica che accentra l'attenzione verso il quotidiano... Il paesaggio si frammenta in cento squarci, in viste frenetiche, in un movimento tumultuoso di figure, di luoghi, di immagini ridotte e particolareggiate, di relazioni spaziali tra città e natura, in sovrapposizioni deformanti, dove non è più chiaro il limite tra descrizione e rappresentazione .
Via via che l'osservatore si addentra coglie sempre più ed è sempre più attento e pronto nell'osservare e memorizzare gli elementi e il loro insieme: le immagini scorrono veloci, a volte rallentate, in alcuni casi si fermano per poi ripartire, un continuo di flussi dinamici che si susseguono.
Integrate o meno ad un racconto esse hanno la forza e la volontà di appartenere a un resoconto di immagini sulla città, sul paesaggio che cambia e sulle possibilità che ciascuno di noi ha di percepire, analizzare, memorizzare, osservare un luogo in continuo mutamento. Il paesaggio è un essere vivente con i suoi ritmi, con le sue variazioni, con la sua dimensione dinamica. E' un paesaggio che scorre veloce seguendo i ritmi del tempo, un paesaggio che simula se stesso attraverso le sue rappresentazioni sempre più astratte sempre più confuse, è un paesaggio sempre diverso, mai simile a se stesso
Il "paesaggio" visto dal basso, dall'interno dei nodi centrali, quei nodi di attrito e di scambio tra funzioni e forze, è il paesaggio delle immagini frammentate che descrivono e testimoniano il divenire dei cambiamenti.
Il disordine regola i nostri spazi, i nostri "paesaggi" lo rappresentano.
Autore: Maria Grazia Cianci